In un primo momento, l’introduzione del processo civile telematico sembrava un passo verso la modernizzazione del sistema burocratico. Il PCT faceva parte del piano di digitalizzazione della giustizia civile con l’obiettivo di svecchiare e rinnovare tutto il procedimento giudiziario smantellando tutte le ‘scartoffie’ che ogni processo genera, velocizzando così i tempi e favorendo la circolazione della documentazione tra un ufficio e l’altro.
Da tempo l’avvocatura richiedeva che il provvedimento venisse ottimizzato, tuttavia Ministero e Magistratura hanno continuato a richiedere gli atti in forma cartacea.
A fronte di questo e al susseguirsi di circolari e comunicazioni in cui gli avvocati erano sollecitati a presentare l’atto in formato digitale accompagnato da quello cartaceo, è stato varato un decreto legge che dopo il passaggio alla Camera, ha rispolverato l’obbligo di deposito del cartaceo previo invio dell’atto in forma telematica.
La prima a insorgere contro la decisione e la correzione da parte della Camera è stata l’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini, sostenendo che l’obbligo di duplicazione degli atti in forma cartacea non avrebbe fatto altro che ostacolare il processo di velocizzazione del funzionamento dell’amministrazione giudiziaria. Successivamente hanno manifestato il proprio disappunto anche alcuni Ordini di professionisti, tra cui gli avvocati di Milano.
La copia cartacea era facoltativa ed era chiamata anche di ‘cortesia’ e l’entrata in vigore della riforma il 21 agosto, secondo le misure varate dal Ministro della Giustizia apporterebbe ulteriori misure organizzative per l’acquisizione degli atti.
Gli avvocati avranno l’obbligo di depositare ogni atto in copia cartacea, anziché trasmetterlo in forma telematica come avveniva in precedenza.
Di fatto il documento cartaceo non garantisce gli eventuali rischi di decadenza, dunque il documento telematico costituirà sempre l’elemento di maggior valore e a cui fare affidamento; se questo conterrà dei vizi, corretti in seguito in quello cartaceo, peggiorerà ulteriormente il vizio dell’atto.