La cannabis terapeutica sta diventando sempre più una realtà in Italia: l’utilizzo terapeutico del principio attivo della cannabis, il tetraidrocannabinolo, è già consentito nel nostro paese grazie ad una legge del 2006 dell’allora ministro della Sanità.
A seguito di quel provvedimento si stabilì che le singole Regioni potevano emanare in autonomia leggi e regolamenti in materia di cannabis terapeutica. E molte regioni si sono adoperate in questo senso, ultima in ordine di tempo la Puglia che ha approvato una proposta di legge per la produzione di cannabis ad uso terapeutico.
Attualmente infatti, la legge consente, in pochi e controllati casi, l’utilizzo del farmaco che viene importato dall’estero, solitamente dall’Olanda, ma non è ancora consentita la produzione di cannabis per fini terapeutici.
Per ottenere il farmaco è ancora necessario un iter burocratico piuttosto lungo che prevede la richiesta del medico curante, il nulla osta del ministero della Sanità e, come ultimo passaggio, l’adoperarsi della farmacia ospedaliera di riferimento per contattare, all’estero, l’azienda produttrice del farmaco a base di cannabis.
Cannabis terapeutica: quali effetti benefici?
Detto che accedere alle cure con farmaci cannabinoidi è ancora, in Italia, estremamente problematico, la cosa più importante da sottolineare è che, quando si parla di cannabis ad utilizzo terapeutico, ci si riferisce all’uso del principio attivo (tetraidrocannabinolo) in ambito medicinale; non c’è quindi alcun legame con l’utilizzo ricreativo della cannabis, errore nel quale spesso si incappa parlando di questo argomento.
Una gran parte della comunità scientifica, supportata da vari studi, sostiene da tempo l’utilizzo della cannabis per finalità curative. Gli effetti benefici si avrebbero in presenza di vari disturbi e patologie, come ad esempio l’anoressia, dolori neuropatici, da sclerosi multipla e dolori cronici in genere; c’è chi ipotizza effetti benefici della cannabis anche per ansia, depressione, epilessia, diabete, allergie.
Da segnalare che, oltre alla difficoltà di reperire il farmaco dato il lungo iter di cui sopra, un’altra problematica ad oggi presente in Italia è quella del costo del farmaco stesso; che, dovendo necessariamente essere importato dall’estero, rischia di raggiungere cifre molto elevate.